Nel dicembre del 1961 Piero Manzoni firmava una serie di 90 scatole di latta – simili a quelle normalmente utilizzate per la carne in scatola – alle quali applicò un’etichetta identificativa, tradotta in quattro lingue (italiano, francese, inglese e tedesco), con la scritta “Merda d’artista” . Queste opere sono esposte in vari musei del mondo e la numero 69 – ad esempio – è stata aggiudicata ad un collezionista per 275.000 euro.
Escludendo la ricerca artistica e le influenze di altri che l’hanno preceduto (vedi Duchamp), il processo generativo dell’opera e le motivazione che spingono l’artista, rifletto sul valore attribuito al prodotto creato. In estrema sintesi: l’idea idealizza il prodotto; questo viene convalidato dalla firma – dal marchio del brand – che ne conferma l’autenticità. In tal senso il prodotto acquisisce un valore economico che è direttamente proporzionale al valore percepito del brand. Più altro è il valore percepito del brand più altro sarà il valore economico del suo prodotto.
Una sedia della Foppapedretti è più costosa di una buona sedia in legno senza marchio. Un’opera di Lucio Fontana – ad esempio – ha una valore economico maggiore di un qualsiasi altro artista meno conosciuto. Che si tratti di un’opera d’arte o di una sedia in legno – o di una scatola di latta – la logica di business è sempre la stessa: il prodotto acquisisce valore perché brandizzato.
Fai del tuo marchio la marca del tuo cliente.