Papà ti piace il mio disegno?
Prof. cosa ne pensa del mio lavoro: le piace?
Che brutto questo quadro!
Che bella questa foto, complimenti!
Di gusti c’è ne sono sempre stati: gusti soggettivi e gusti oggettivi differenti per cultura. In alcune popolazioni indigene ad esempio il bello è per noi brutto e viceversa. Quale accezione é giusta quindi? Di sicuro il rispetto per la natura é più frequente in talune popolazioni che nella nostra e sicuramente molti dei comportamenti di cattivo gusto sono universalmente riconoscibili e inaccettabili.
Fino ai primi anni del diciottesimo secolo l’estetica del gusto limita il proprio diletto verso il piacevole e il gradevole, entrambe vestite, fino ad allora, esclusivamente di una connotazione legata al bello. Il piacevole come il gradevole non reclama spiegazioni, afferma l’ideale del bello e del buon gusto come l’unico valore su cui concentrare interesse.
L’interesse di chi? L’interesse di un pubblico precedentemente assente da qualsiasi valutazione estetica dell’opera visuale esposta. Si perché fino alla fine settecento le opere d’arte dipinte su commissione ed esposte nei luoghi di culto o nei palazzi reali si mostrano ad un pubblico che le osserva senza poter porre pubblici giudizi. L’opera, eseguita nel rispetto dei canoni accademici, viene scelta dall’artista e accettata dal committente. Non serviva altro.
Il Salon de Paris alla fine del settecento prima e dall’ottocento in poi diviene il luogo in cui gli artisti possono esporre le proprie opere, libere dal committente e dirette verso un pubblico cosciente dei propri gusti. Il gusto del pubblico ha per la prima volta un potere enorme sulla vita artistica dell’artista; il pubblico valuta e decide se quell’opera è giusta o meno, se l’artista è degno di continuare la propria opera. Si perché essere criticato negativamente dal pubblico del Salon significa essere rifiutato dalla vita artistica parigina ufficiale. Di quale tipologia di pubblico si tratta? Sicuramente non la massa, ma un pubblico selezionato ed invitato alle vernissage perché parte di una cerchia privilegiata.
E se il pubblico esprimeva giudizi sbagliati?
Se il giudizio negativo non era giusto?
Se il gusto del pubblico non rispettava le nuove sperimentazioni?
Molti artisti dall’ottocento infatti, promotori di una pittura neoclassica prima, romantica e moderna poi, stanchi delle regole accademiche che impongono il classicismo e la visione allegorica del bello artistico, preferiscono concentrare la loro attenzione sul significante, su accadimenti reali che travalicano i canoni accademici del tempo e dissacrano il bello ideale, per affermare l’interessante; un gusto artistico diversamente bello perché rivaluta il brutto.
Da un bello idealizzato ad un brutto che invita a riflettere. Da un idea di bello estetico ad un brutto che afferma e consolida la volontà dell’artista di voler comunicare a tutti i costi. La comunicazione a discapito della rappresentazione. La comunicazione del reale a discapito della rappresentazione dell’ideale.
Penso a La morte di Marat di Jacques-Louis David, a La zattera della Medusa di Théodore Géricault, a La libertà che guida il popolo di Delacroix, La guerra durante un attacco di gas di Otto Dix, solo per citarne alcuni.
Il cambiamento di rotta, l’evoluzione culturale dei linguaggi visivi, visti attraverso l’occhio della comunicazione, sono sempre stati segni distintivi della volontà di miglioramento e di resistenza sociale.
Basti pensare alla Germania degli anni 30 e 40. Hitler impone all’arte il proprio gusto: l’affermazione del classicismo e la volontà di cancellare tutte le correnti artistiche, attive nei paesi controllati dalla Germania nazista, classificate come degenerate.
il 18 Luglio del 1937 viene inaugurata La grande mostra dell’arte tedesca: ingresso ad invito e pubblico selezionato. Il giorno dopo, sempre a Monaco, viene inaugurata la prima mostra d’Arte Degenerata. La mostra, a ingresso gratuito, cerca e accetta tutti: un pubblico da informare e con il quale relazionarsi, nazisti inclusi. Alle opere vengono accostati testi informativi e poetici. L’idea del bello ariano viene ostacolato e re-informato dal brutto comunicativo da esporre e divulgare a tutti i costi, a costo di essere condannato all’esilio, a costo di essere condannato a morte.
La comunicazione visiva è l’espressione di un gusto che travalica l’estetica del bello e del brutto perché animato da un sentire creativo universalmente percepito, capito, accettato e condiviso.